Le morti bianche nell'edilizia


Centotrentacinque morti sul lavoro da gennaio a novembre 2011, con una media altissima di almeno 12 decessi al mese nel settore dell’edilizia e delle costruzioni. Sono questi i dati, allarmanti, diffusi dall’osservatorio per la sicurezza sul lavoro di Vega Engineering. In testa a questa triste classifica il primo posto spetta alla Campania con 18 morti bianche. Nel Lazio e in Lombardia sono 14, dodici in Emilia Romagna e 11 in Sicilia. 


In sei casi su dieci gli incidenti mortali – secondo l’indagine – sono provocate da cadute dall’alto, dalle impalcature a causa del pressapochismo e del mancato rispetto delle normative per la sicurezza sui luoghi di lavoro. Il 90% dei decessi, infatti, è causato dalla mancanza di imbragature idonee per i lavoratori che operano su ponteggi e impalcature, dalla mancanza dei parapetti o dal non utilizzo di elmetti protettivi scarpe anti-infortunistica. Il settore dell’edilizia, da solo in questi undici mesi, ha ‘pianto’ il 28% di tutte le morti bianche in Italia.

Non è un caso che la Campania sia la Regione più colpita da questo punto di vista. Un triste primato che vede la provincia di Napoli al primo posto con sette decessi, seguita da Latina con sei, Roma con cinque e Milano, Belluno e Palermo con quattro. Un solo morto – si fa per dire – in Basilica e Molise. La classifica continua con i due morti del Friuli Venezia Giulia e dell’Umbria, i tre del Trentino Alto Adige e della Sardegna, i quattro dell’Abruzzo e della Liguria, i 5 delle Marche e della Toscana e infine, gli otto del Piemonte, della Puglia e della Calabria. Numeri che disegnano, anche in questo triste settore, un paese spaccato in due con la maggior parte degli incidenti concentrati nel centro sud con il  57% dei casi. Il 10,4 per cento nelle isole e il 19,3% nel Nordovest e il 12,6% del Nordest.


Oltre alla caduta dall’alto, le morti bianche sono causate anche dalla caduta di oggetti pesanti con 13 casi, il ribaltamento di mezzi e veicoli con 10 decessi, dal contatto con fonti elettriche o con mezzi in movimento. Una strage bi-partisan, dove a morire sono gli italiani come gli immigrati che rappresentano un terzo della manodopera all’interno dei cantieri, con i rumeni che rappresentano il 28% delle vittime e gli albanesi il 38%.

Dati drammatici che, purtroppo, devono essere arrotondati per eccesso poiché non tengono conto di un’altra terribile piaga dell’edilizia, ovvero, il lavoro nero. Tanti sono gli incidenti mortali o gli infortuni nei cantieri non denunciati poiché coinvolgono lavoratori assunti in nero.
Tragedie inaccettabili che in molti casi potrebbero essere evitate se si mettessero in atto le norme e le disposizioni previste dalle leggi per la sicurezza sul lavoro. Imbragature, parapetti, elmetti protettivi e scarpe anti-infortunistica se utilizzati potrebbero salvare la vita a tanti lavoratori.
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